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Le fasi della produzione cinematografica

Le fasi della produzione cinematografica

Il ciclo industriale di un film si articola in tre fasi: la pre-produzione, la produzione e la post-produzione. La pre-produzione è la fase che precede le riprese: comprende la progettazione del film (che culmina con la stesura della sceneggiatura), la sua pianificazione e preparazione.

La produzione è la fase delle riprese ed è suddivisa in due momenti: la lavorazione (cioè le routines organizzative e amministrative della troupe sul set) e lo shooting, le riprese vere e proprie. La post-produzione è la fase successiva: comprende il montaggio (l’assemblaggio delle inquadrature girate), l’edizione (la preparazione della copia definitiva), il lancio e la distribuzione.

Le fasi della produzione cinematografica

Le fasi della produzione cinematografica: La pre-produzione cinematografica: composizione della troupe e dell’organizzazione

La prima fase della produzione coincide con la fase di stesura della sceneggiatura. Il contenuto narrativo del film (la trama) è messo per iscritto. Di solito questo momento è indicato come la fase letteraria della produzione. La sceneggiatura non ha però un valore letterario autonomo; essa consente di formulare un preventivo economico. Con lo studio-system è diventata una tappa fissa.

Una troupe cinematografica è composta da numerosi reparti, la maggior parte dei quali già attivi in pre-produzione e coinvolti fino alla fine. Un caso a parte sono i reparti sceneggiatura e montaggio, alfa e omega del film. Ma spesso chi scrive la storia continua a lavorare anche in fase di riprese.

1. Regia. Il regista è il responsabile artistico del film, spesso scrive soggetto e/o sceneggiatura. Nella pre-produzione sceglie gli attori d’accordo con il produttore e decide l’impostazione visiva del film. L’aiuto-regista non ha un ruolo artistico ma di coordinamento. Gli assistenti alla regia colla-borano con l’aiuto nel gestire attori e comparse. Al reparto di regia afferisce anche la segreteria di edizione (continuity girl). Il capogruppo delle comparse (crowd marshall) reperisce le comparse.

2. Produzione. Il produttore (producer) è il finanziatore del film, colui che decide se intraprendere la produzione. Oggi non rischia capitali personali, raccogliendo le finanze attraverso prestiti privati, finanziamenti statali, vendita dei diritti televisivi, diritti di distribuzione. Il produttore esecutivo (executive producer) realizza il progetto utilizzando il budget messo a disposizione dal produttore.

Se la produzione è grossa, esiste anche la figura dell’organizzatore (production manager), responsabile di tutte le fasi della produzione. Altrimenti tali funzioni sono assorbite dal direttore di produzione (unit manager) che ha un ruolo più logistico-operativo: fissa le location, richiede i permessi per girare, organizza i trasporti. Alle sue dipendenze vi sono gli ispettori di produzione, che si occupano di permessi e assicurano la comunicazione tra i reparti; gli assistenti di produzione e i segretari di produzione, che hanno compiti di segreteria organizzativa.

3. Amministrazione. L’amministratore cura la contabilità, le assunzioni e provvede alle paghe e della troupe. E’ assistito da uno o più cassieri.

4. Fotografia. Il direttore della fotografia esegue dei sopralluoghi sui luoghi delle riprese e stendendo una lista dei materiali tecnici necessari.

5. Scenografia. Lo scenografo discute con il regista lo stile visivo del film, disegna e fa disegnare i progetti delle scenografie per gli studi o gli interventi da fare ai luoghi reali. L’attrezzista di scena (propman) realizza le scenografie con gli attrezzisti di preparazione, costruttori, manovali e pittori. Gli assistenti scenografi, con gli aiuti (runners) collaborano con lo scenografo nei sopralluoghi.

Le fasi della produzione cinematografica

Lo story-concept del film

Senza le pretesa di fornire uno schema fisso, solitamente le tappe che portano alla stesura di una sceneggiatura sono quattro: l’idea drammatica, il soggetto, la scaletta e il trattamento. Alla base di una storia per immagini c’è sempre un’idea drammatica: ma non la scintilla nella mente dello sceneggiatore, bensì ciò di cui il film parla, ciò che nei manuali di sceneggiatura è definito story-concept: non il tema trattato, ma il riassunto della storia, il suo nucleo.

Lo story-concept è ciò che gli addetti ai lavori chiamano telegramma: le venticinque parole con cui i produttori pretendono di farsi riassumere la storia del film. Se tutti i film sono basati su un’idea narrativa, non tutte le idee narrative posseggono uguale forza drammatica. I manuali distinguono high-concept e low-concept: il primo è una narrazione dominata dall’intreccio, il secondo una nar-razione incentrata sul personaggio. Tale distinzione richiama quella tra drammaturgie forti e deboli.

Per inventare un’idea drammatica è anche possibile partire dalla riscrittura di un mito, di un archetipo, di un evento reale. Ma si può anche narrare il seguito o l’antefatto, utile escamotage per ritrovare un’ispirazione personale dietro storie e personaggi inventati da altri.

In Manuale di sceneggiatura cinematografica (1998) Aimeri propone di definire l’idea drammatica come un’ipotesi sulla realtà, una domanda: cosa succederebbe se? Volendo paragonare una storia a un percorso a bivi, la prima domanda è l’imbocco del sentiero: cosa succederebbe se un drammaturgo colto e impegnato fosse chiamato a Hollywood per scrivere un film sul wrestling (Barton Fink)? O se in un gagster-movie i cattivi fossero spiritosi e simpatici (Pulp Fiction)?

Tali domande sono anche delle prospettive critiche sulla realtà, un modo per abbordarla da una visuale inconsueta, e per esplorare nelle sue connessioni più nascoste. Per questo esse finiscono spesso per mettere in relazioni mondi a prima vista incomparabili. E per questo i film spesso anticipano la realtà: perché fanno continuamente delle ipotesi sul suo svolgimento futuro.

In senso più ampio, inventare storie è sempre un atto di responsabilità morale: una domanda implica l’assunzione di un punto di vista. Una storia è sempre un’interrogazione sul possibile e sul rapporto tra possibile e necessario, dunque è intrinsecamente etica. Come scrive Warthon: “Un buon soggetto deve contenere qualcosa che getti la luce sulla nostra esperienza morale”.

Il soggetto cinematografico

Una volta chiarita l’idea drammatica dal principio alla fine (salvo poche eccezioni, è sconsigliabile iniziare a scrivere una storia se non si sa come concluderla), lo sceneggiatore comincia a stendere il soggetto. Il soggetto è la storia sotto forma di breve racconto letterario, e deve contenere indicazioni sintetiche ed esaustive sugli elementi necessari della vicenda: il protagonista e i personaggi principali; la localizzazione spazio-temporale, l’inizio, il centro e la fine della storia.

La lunghezza di un soggetto può andare dalle tre alle dieci cartelle, ma per Syd Field la misura ottimale è di quattro cartelle, così distribuite: una cartella e mezza per il primo atto (mezza pagina per la scena di apertura, mezza per l’azione generale, mezza per il primo colpo di scena); una cartella per il secondo atto, lo sviluppo della storia (mezza per l’azione e mezza per il secondo colpo di scena); una cartella per il terzo atto, la risoluzione.

Field è fin troppo dettagliato, ma tale suddivisione ha lo scopo di evitare ciò che Cerami chiama “effetto uomo Michelin”: un racconto sproporzionato come il pupazzetto, in cui ci si dilunga troppo su una singola situazione o su particolari accessori, dimenticando la linea d’azione principale.

Occorre permettere al lettore di farsi subito un’idea della storia, deve balzare agli occhi lo story-concept. L’intreccio deve essere semplificato, i personaggi ridotti al minimo, la scrittura semplice e coinvolgente. Si può scrivere al presente o al passato: il primo si adatta meglio ai film d’azione, il passato alle sfere d’atmosfera. Il soggetto può essere tratto da fonti diverse: se è tratto da opere letterarie preesistenti si dice derivato; originale se è stato pensato e scritto per il grande schermo.

Le fasi della produzione cinematografica

Le fasi della produzione cinematografica: La scaletta cinematografica

La fase successiva di elaborazione è la scaletta, lo scheletro del film, il suo schema: un elenco degli eventi principali organizzato per punti, per scene-azioni numerate. Si scrive senza preoccu-pazione di stile, come lista dei fatti su cui lo sceneggiatore può tornare aggiungendo o spostando.

La scaletta è il progetto della sceneggiatura. Un punto numerato di scaletta può contenere una o più scene. L’importante è che si isoli un’unità narrativa, un’azione-cerniera, una delle azioni che fanno progredire il racconto. Per un lungometraggio tra i 90 e i 110 minuti si va da una prima scaletta di sei/sette punti a una, più dettagliata e detta da Cerami scalettone, di venticinque punti.

Il soggetto contiene la fabula (cioè l’esposizione degli eventi in ordine cronologico e causale, senza flashback e flashforward) mentre la scaletta è l’intreccio, cioè l’ordine di presentazione degli eventi sullo schermo. La differenza tra soggetto e scaletta può essere molto rilevante, specie nei film che sperimentano sulla manipolazione del tempo narrativo (caso estremo è Memento).

Le fasi della produzione cinematografica: La sceneggiatura cinematografica

La sceneggiatura è la tappa finale del processo di ideazione di una storia cinematografica, e punto di partenza per la realizzazione del film. Secondo Pisolini, essa è “una struttura che aspira ad essere un’altra struttura”; è una forma di confine, fatta di parole destinate a diventare immagini, concepita in funzione della dimensione visiva. Se Rossellini sosteneva che l’unica sua funzione è rassicurare i produttori, per Hitchcock il film può dirsi concluso quando questa è conclusa.

In La sceneggiatura (2000) Robbiano distingue due scuole di sceneggiatura. Da un lato c’è l’empi-rismo della manualistica statunitense (Syd Field) che esorta ad applicare semplici regole di scrit-tura. Dall’altro c’è un versante europeo più attento all’indagine linguistica, che rifiuta vincoli creativi.

Le fasi della produzione cinematografica: LE RIPRESE

Tutto è pronto, quel grande circo che è un set prende vita per un numero variabile di settimane (di solito, da tre a sei). Le maestranze sono divise in reparti (regia, fotografia, scenografia, costumi, suono, etc.) e il comparto produttivo dispiega le sue forze.

Si va dal produttore esecutivo (colui che rappresenta il produttore sul set e ha la gestione del budget) al runner (un factotum del set che viene incaricato di risolvere alcuni problemi pratici, ad esempio l’improvvisa necessità di un oggetto, nel più breve tempo possibile), passando per l’ispettore di produzione (che controlla che vengano rispettati i programmi giornalieri), il location manager (che individua e gestisce le location del film) e il segretario di produzione (l’amministratore di base del set, che si occupa del catering, delle diarie e della distribuzione dei materiali). Solo per citare alcune delle figure professionali preposte alla produzione durante le riprese.

Le fasi della produzione cinematografica: LA POSTPRODUZIONE

Il film è finito, si fa per dire. Quando terminano le riprese inizia la post, una lunga fase coordinato e seguita dalla produzione. I materiali raccolti sul set vanno montati, sincronizzati, doppiati.

La postproduzione è composta da una serie di differenti processi, riguardanti sia la parte visiva sia quella sonora. Tra le figure chiave di questa fase ricordiamo il segretario di edizione, che coordina i lavori. Sul set è stato la memoria del regista e di tutto ciò che è stato girato (scene, numero di ciak, cambi di inquadrature), dunque in post è fondamentale per i montatori audio e video del progetto. A montaggio terminato, il segretario di edizione (ma quasi sempre la segretaria di edizione) si occupa anche dei titoli di testa e di coda, di organizzare proiezioni di prova e di spedire il film ai distributori.

A questo punto il film è davvero finito ed è pronto a spiccare il volo, grazie agli accordi che il reparto produzione ha preso con distributori cinematografici, festival, televisioni e servizi di streaming. Buona visione!